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I Paesi dei Monti Lepini

La catena dei Lepini del versante pontino è caratterizzata da abbondanza di fenomeni arsici, da vegetazione variata e da profili compatti e massicci. Le cime più elevate sono quelle dei monti Semprevisa (1536 m), Lupone (1378 m), Erdigheta (1339 m). Ai piedi dei Lepini si distende il fertile e rigoglioso Agro Pontino. Sulla fascia collinare sono insediati i Comuni di Rocca Massima, Cori, Norma, Sermoneta, Bassiano, Sezze, Roccagorga, Maenza e Prossedi con le frazioni di Pisterzo, Priverno e Roccasecca dei Volsci. Le distanze dalla costa tirrenica variano da un minimo di circa 20 km per Sezze ad un massimo di circa 40 km per Rocca Massima.

ROCCA MASSIMA
Sorge sulla cima di un colle di 746 metri che ne fa il centro più alto della provincia di Latina. La strada che porta a questo piccolo paese si inerpica attorno al cono del colle scoprendo una visuale sempre più ampia verso Velletri e la pianura pontina. Le montagne più prossime sono il Pratiglio (945 m) e, in territorio romano, il Grugliano (1080 m); di notevole valore ambientalistico sono i boschi di lecci e querce. La città sarebbe sorta agli inizi del VII sec. d.C. sulle rovine di Carventum che, come numerosi altri centri dei Lepini, era stata oggetto di continue lotte tra Volsci e Romani. In epoca medievale gli Annibaldi vi fecero costruire la Rocca e le difese (XII sec.). Appartenne successivamente ai Conti, ai Salviati, ai Borghese e ai Doria Pamphili Landi prima di essere distrutta dagli Spagnoli nel 1557. Tra le principali emergenze storiche e monumentali, sono da menzionare la chiesa di S. Michele Arcangelo e un convento cinquecentesco con chiostro. Il clima fresco, l’aria frizzante e la tranquillità del paese ne fanno anche un luogo ideale di villeggiatura estiva.

BASSIANO
La città sorge su una collinetta (562 m) completamente immersa nel verde dei boschi che rendono particolarmente gradevole il soggiorno estivo, circondata da monti e dominata dal Semprevisa, il più alto dei Monti Lepini (1536 m). L’abitato, chiuso nella cinta muraria del XII-XIII sec. con nove torri e tre porte, si avvolge a spirale attorno a Piazza della Torre ed è caratterizzato da un’edilizia ricca di elementi architettonici medievali e rinascimentali. Qui nacquero Aldo Manuzio il Vecchio, editore rinascimentale, e Frà Vincenzo Pietrosanti, scultore seicentesco di Crocifissi in legno. Interessanti dal punto di vista storico e monumentale sono il Palazzo Caetani, oggi sede del Municipio, la Collegiata di S. Erasmo,
la chiesa romanica con rifacimenti gotici di S. Nicola e la chiesa di S. Maria. A circa 3 km da Bassiano, in località Selvascura si trova il Santuario del Crocifisso, dove si conserva la
scultura lignea del Crocifisso del Pietrosanti; a circa 4 km dal paese, sul colle omonimo, sorge il Santuario della Trinità, ultimato alla fine degli anni Trenta. Oltre alla veglia dell’Angelus con fiaccolata e alla celebrazione di Maria SS. Assunta e S. Rocco, molto interessante è il ciclo di feste che hanno luogo nel mese di maggio, tra cui i “faùni”, grandi falò accesi sulla piazza del paese. Da ricordare la sagra del prosciutto, una delle prelibatezze locali insieme alle olive, all’olio, alla “giuncata” (latte cagliato) e alla “impanata” (siero e ricotta freschi spalmati sul pane) prodotti dai pastori del posto.

CORI
Sorge su un piccolo colle conico (398 m); alle spalle il Monte Lupone (1378 m). La posizione della città, tra una vasta estensione di uliveti e di vigneti, ne fa una tranquilla area residenziale. Tra i vari ambienti naturali ancora integri sono particolarmente interessanti la zona di Fontana del Prato e le coste digradanti verso l’interno. Cori presenta, ancora ben conservato, il caratteristico tessuto urbano medievale, con stradine, scalinate, portici e gradinate e si sviluppa attorno al colle, da Porta Romana all’Acropoli. Di origine antichissima, fondata prima di Roma, Cori ha un’impronta italica inconfondibile, desumibile tra l’altro dalle poderose mura ciclopiche, di varia epoca, che accompagnano l’abitato dalla zona di Cori a Valle fino a Cori a Monte.Di epoca romana sono il Tempio tetrastilo dorico dedicato ad Ercole, i resti del tempio corinzio di Castore e Polluce, il cosiddetto Pozzo Dorico e l’intatto Ponte della Catena all’ingresso del paese. Tra il XII e il XIII sec. inizia per Cori un periodo di rifioritura e nuovo splendore di cui restano numerose testimonianze: la chiesa di S. Maria della Pietà edificata sul tempio dedicato alla dea Fortuna, le chiese di S. Oliva, dell’Annunziata, di S. Francesco con l’annesso convento, dei SS. Pietro e Paolo, le porte costruite su strutture romane, che dividono la città in tre rioni, e, sul Monte della Ginestra, il Santuario della Madonna del Soccorso. Il valore delle tradizioni, degli usi e costumi, è ancora oggi molto sentito, come testimoniano le manifestazioni del Carosello Storico dei Rioni di Cori, con sfilate in costume medievale e giochi storici, i pali della Madonna del Soccorso e di S. Oliva, il Festival del folklore internazionale e la presenza di gruppi di sbandieratori che hanno fatto delle evoluzioni con la bandiera una vera e propria scuola.

MAENZA
È centro medievale ben conservato, avendo mantenuto praticamente intatta l’originaria struttura urbana che si sviluppa intorno alla Rocca medievale a 358 m, con un tessuto caratterizzato da case, passaggi aerei, case-torri. Alle sue spalle, a segnare il confine con la provincia di Frosinone, il Monte Calvello (935 m) ed ampie zone coperte da castagni, faggi e lecci; alle sue pendici, si apre la valle dell’Amaseno. Tra le principali emergenze storico-monumentali, la Rocca Baronale, a pianta quadrata, al vertice del paese. La sua importanza è accresciuta dal fatto che ospitò S. Tommaso d’Aquino nei giorni che ne precedettero la morte. Accanto al Castello, la chiesa di S. Maria Assunta in Cielo, restaurata nel 1956, la chiesa e la piazza di S. Reparata. Gli appuntamenti da non mancare sono quelli con la Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo e la Sagra delle Ciliegie; abbondante e di buona qualità la produzione di olio, olive, ortaggi sottolio e sottaceto.

NORMA
Situata a 410 m su uno sperone di roccia a strapiombo (la Rave), domina la pianura pontina. Le origini dell’attuale paese risalgono al Medioevo, mentre il suo nome deriva dall’antica Norba che, distrutta dai romani nell’82 a.C. e mai più ricostruita, sorgeva in località Civita, a circa un chilometro dal centro. Della cosiddetta “città di pietra” sono visibili oggi i resti delle imponenti mura poligonali lunghe circa 2300 metri, interrotte da porte e dal bastione della Loggia. L’area era ricca di edifici pubblici e privati, luoghi di culto e centri amministrativi. La città medievale fu feudo dei Caetani e passò ai Borghese nel XVII sec. Tra le principali emergenze, oltre alle porte, sono da ricordare il Palazzo Baronale, la Collegiata della SS. Annunziata, il Santuario della Madonna del Rifugio; sulla costa sud-occidentale della collina, i resti del Monastero di S. Michele Arcangelo, detto anche S. Angelo in Monte Mirteto. Sono da visitare il Museo archeologico e virtuale e il Museo del Cioccolato. Grazie alla sua particolare posizione, è meta prescelta dagli amanti del parapendio. Grande e di buona qualità la produzione di ricotta, olio e castagne, che vengono distribuite ai turisti in occasione della sagra che si tiene a fine ottobre. Tra gli appuntamenti principali, il Palio dei Comuni (con gare equestri) ed il Norbanus Festival.

PRIVERNO
Patria della Regina Camilla e capitale dei Volsci, nasce dalla distruzione di Privernum (329 a.C.), che sorgeva in località Mezzagosto, nella pianura solcata dal fiume Amaseno, oggi area archeologica. Il nucleo storico medievale è disposto a corona intorno al fulcro del colle, articolandosi attorno alla piazza dove sorgono la Cattedrale di S. Maria e il Comune. Altre opere di interesse storico sono Palazzo Antonelli, parte delle mura di difesa con le porte di accesso, palazzi e case-torri inglobati nel tessuto urbano e torri esterne. Per quanto riguarda gli edifici religiosi, oltre alla citata Cattedrale, dove è conservato il teschio che si ritiene di S. Tommaso d’Aquino, sono da ricordare le chiese di S. Tommaso con il convento di S. Antonio Abate, dei SS. Cristoforo e Vito, della Madonna della Stella, di S. Giovanni Evangelista, di S. Benedetto, di S. Nicola, di S. Lucia e l’ex complesso monastico di S. Chiara. Nell’ex Palazzo Vescovile, è stato collocato il nuovo Museo Archeologico. Al di sotto del paese, il castello di S. Martino. A pochi chilometri da Priverno, verso sud, lungo la SS 609, sorge il Borgo di Fossanova con l’omonima Abbazia, primo esempio di architettura gotico-cistercense in Italia e capolavoro assoluto. Per quanto riguarda i prodotti tipici, Priverno si fa apprezzare per i carciofi, sottolio e sottaceto e, soprattutto, per la mozzarella di bufala. Tra le numerose manifestazioni, una citazione particolare va fatta per il Palio del Tributo, per le rassegne di musica polifonica e per la processione popolare del Cristo Morto.

PROSSEDI
Situato su di una collina al confine con la provincia di Frosinone, ai piedi della quale si estende la valle dell’Amaseno, ha una frazione, Pisterzo, che è in realtà un vero e proprio paese, anche se in fase di spopolamento. Diversi interventi nel corso del XVIII sec. hanno modificato lo spazio urbano medievale, come quello del Belvedere e dell’area della chiesa. Tuttavia, restano praticamente intatti tratti delle mura, la chiesa romanica di S. Nicola situata al vertice di una piccola gradinata, il Palazzo Baronale con fossato, porta con orologio e fontana pubblica come quella fatta costruire da Benedetto XIII all’ingresso del paese, oggi a ridosso della superstrada per Frosinone. Le abitazioni in pietra sono molto accostate e le viuzze si inerpicano verso l’apice dove si trovano Palazzo Gabrielli, il Palazzo del Capitano e la chiesa di S. Michele Arcangelo. Le principali feste paesane hanno  luogo a Pisterzo: la Sagra dei Fichi, la Serata delle 7 Minestre con degustazione delle tipiche zuppe locali e la festa di S. Michele Arcangelo.

ROCCAGORGA
Ricca di uliveti, cui si alternano coste a tratti spoglie e a tratti boschive, Roccagorga conserva praticamente intatte alcune antichissime tradizioni come quella dei grandi falò accesi nella notte del venerdì santo, durante la quale viene portato in processione il Cristo. Sorge su una collinetta di 289 metri di altezza, sperone del monte Nero (548 m) ed è circondata dai monti Castellone (1018 m), Difesa (923 m) e Sentinella (1110 m). Le origini del paese si fanno risalire al IX sec. a seguito della seconda distruzione (ad opera dei Saraceni) di Privernum, ma il suo sviluppo data dalla fine del Medioevo, sotto il dominio dei Conti di Ceccano. La città ha una struttura urbana piuttosto lineare, lungo la strada principale che conduce al punto più antico ed elevato dell’abitato. Al XVIII sec. risale l’impianto della grande piazza 6 Gennaio, dalla quale si accede da un lato al Palazzo Baronale. Sul lato opposto la chiesa dei SS. Erasmo e Leonardo, costruita nel XIII sec. ma completamente trasformata tra il XVII e il XVIII sec. Da vedere anche la barocca chiesetta di S. Antonio e l’eremo di S. Erasmo (a oltre 900 m), piccola cappella sul luogo dove sgorga una sorgente. Tra i principali appuntamenti si citano la Sagra dell’uva fragola, quella dei tuteri (pannocchie) e delle olive all’acqua e l’originale festa dei “cornuti”, con sfilata per le vie del paese e degustazione della tipica minestra “rappaga- cornuti”.

ROCCASECCA DEI VOLSCI
Sorge su uno sperone del Monte Curio, ai cui piedi scorre il fiume Amaseno; il suo territorio è limitato a est dal Monte Alto (821 m), a sud dal Monte Curio (616 m), dalle Serre (711 m) a ovest e dalla valle dell’Amaseno a nord. La zona è ricca di boschi e di pascoli; sul versante nordorientale crescono il leccio, il castagno, il carpino, l’olmo. Il centro storico conserva praticamente intatto il nucleo medievale, con piccole stradine che si articolano ad anelli concentrici fino a raggiungere il cuore del paese, rappresentato da Piazza Umberto I, dove si affacciano la chiesa di S. Maria Assunta e il Castello Baronale. Sulla cima del paese si erge il tempietto in stile classico di S. Raffaele, con un ciclo di affreschi attribuito alla scuola del Domenichino. In zona periferica troviamo, inoltre, la chiesa di S. Croce, il Condotto del Diavolo e il tempietto circolare cinque-seicentesco di S. Maria della Pace. Olio, olive, formaggi sono i prodotti tipici locali, cui si aggiungono l’allevamento di agnelli e capre.

SERMONETA
Sorge su una collinetta circondata da oliveti, castagneti e, nella parte più alta, da faggeti. È il centro medievale più integro ed interessante della collina lepina, con una struttura urbana tutta raccolta all’interno della cinta muraria. Di notevole interesse è il Castello Caetani, restaurato ai primi del secolo scorso da Gelasio Caetani. Altrettanto pregevoli la Collegiata
di S. Maria, situata al centro di Sermoneta, la chiesa di S. Giuseppe o della Concezione di Maria, che conserva un ciclo di affreschi del Siciolante, la chiesa dell’Annunziata, la Loggia dei Mercanti (antica sede comunale), la Porta degli Annibaldi, la chiesa della Madonna delle Grazie, il convento di S. Francesco con un leccio di 500 anni, la chiesa di S. Michele
Arcangelo e la ex-Sinagoga. A valle, in località Monticchio, ci sono ancora torri medievali di avvistamento. Lungo la pedemontana in direzione Cori, si trova Ninfa, già rigoglioso borgo feudale sul laghetto alimentato dalle sorgenti del fiume omonimo, annientato dalla malaria nel XIV sec. e, oggi, uno dei più bei giardini d’Europa. In direzione Bassiano sorge invece l’Abbazia di Valvisciolo, uno dei primissimi esempi di gotico-cistercense in Italia, insieme a Fossanova e Casamari. Sermoneta ospita importanti rassegne nazionali ed internazionali come il Festival Pontino di musica da camera e i corsi di formazione musicale, e manifestazioni storiche come la rievocazione della Battaglia di Lepanto, a cui si aggiungono quelle più tipicamente paesane come la Sagra della Polenta.

SEZZE
Situata su una collina che domina la pianura pontina, ha alle spalle il massiccio del Semprevisa ed è separata dalle colline sermonetane da una piccola vallata percorsa dal torrente Brivolco, sui cui fianchi si apre una lunga fessura rossastra chiamata Riparo Roberto dove sono visibili figure schematiche di età preistorica. Ad almeno 3000 anni a.C. risale un graffito in ocra (oggi staccato) che presenta la raffigurazione schematica di un uomo. Di origine volsca, l’antica Setia passò sotto il dominio romano; i resti delle mura poligonali, di strade e di templi sono ancora  visibili in diversi punti del paese. Conserva praticamente intatto lo schema urbano medievale, con sviluppo avvolgente intorno all’antica arce latina (castrum durum). Allo stesso periodo risale l’inizio dell’opera di S. Lidano che fondò a valle un convento ed avviò la bonifica delle terre circostanti. Tra i monumenti più insigni, la Cattedrale di S. Maria (XIV sec.), la chiesa di S. Pietro, un sistema di difesa con cinque torri, cui si aggiungono le torri di campagna, con i resti del Castello di Trevi, le chiese di S. Maria delle Grazie, di S. Bartolomeo, di S. Lucia e i Palazzi del Vescovado. L’Antiquarium comunale conserva reperti archeologici che documentano la presenza dell’uomo fin dalla fase finale del paleolitico. Molto bella e ridente è la valletta interna di Suso. Ai piedi di Sezze si stende la frazione di Sezze Scalo, sulla linea ferroviaria Roma-Napoli, caratterizzata da un’importante attività agricola.  Tra le fiere si ricordano quelle di S. Lucia, S. Isidoro, SS. Lidano e Carlo, oltre alle tipiche sagre del carciofo, squisito prodotto tipico, e della “bazzoffia”; ma l’appuntamento da non perdere è quello con la processione del Venerdì Santo, che si tiene lungo le strade del paese con rappresentazione in costume di quadri della Via Crucis.

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